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:: EPISODIO | #6.11
"DAY OUT OF DAYS" ::
Ecco in italiano le traduzioni di tutti dialoghi e le
foto di alcune scene dell'episodio.
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"Day out of days - Da assistente a
regista" |
PROLOGO
01. INTERNO. SET CINEMATOGRAFICO, BOSTON - LUNEDI' - GIORNO
[E' l'ultimo giorno delle riprese, e tutti sono riuniti per
l'ultima riunione. Todd si alza in piedi e inizia a fare un
discorso a tutti i membri della crew.]
Todd: Ti prego, Dawson, a che ora abbiamo finito le
riprese?
Dawson: 12:07 A.M.
Todd: Di quando, Lunedì? 12:07 A.M. In un giorno di
Gennaio, e l'abbiamo finito, gente. Abbiamo finito le riprese
principali.
[Tutti applaudono]
Todd: Quindi, anche se è abbastanza inconsueto per il
mio carattere, mi piacerebbe sfruttare questa opportunità per
ringraziare tutti quanti voi per il vostro duro lavoro e per
proporre un brindisi. A noi, e al nostro film. Urrà.
[Tutti applaudono e alzano in alto i loro bicchieri di
champagne. Poi Todd si allontana da Dawson e Natasha si
avvicina da dietro a quest'ultimo.]
Natasha:
E' strano, non trovi, tutto questo domani non ci sarà più,
come se non fosse mai esistito?
Dawson:
Ehi.
Natasha:
A proposito, bel discorso. E non preoccuparti nemmeno di
cercare di far finta che sia stata un'idea di Todd, perché
sei stato tu a scrivere tutto quanto a quel presuntuoso.
Sincerità, cordialità, e un pizzico di qualcosa, non so. Di
dolce-amaro? O era solo amaro?
Dawson:
Beh, le feste di fine riprese sono così, no? So che tu hai
più esperienza di me in queste cose.
Natasha:
Allora, tornerai a Los Angeles domani, o no?
Dawson:
Si, con Todd. Tu?
Natasha:
Ho il volo del pomeriggio. Max mi ha fatto ottenere una
piccola parte nel film di Spielgerg in cui sta lavorando. Sai,
saranno all'incirca due giorni di lavoro, ma chissà? Forse
porterà a cose più grandi.
Dawson:
Conoscendoti, Natasha, sono certo di sì.
Natasha:
E questa leggera arroganza? Una pausa dalla condotta
professionale sul set che hai coltivato sin dal nuovo anno?
Dawson:
Non tutti sul pianeta recitano ogni secondo della loro vita,
lo sai.
Natasha: No,
forse no, ma ad Hollywood, sì. Quindi, addio, Dawson. [Lei lo
abbraccia] Buona
fortuna. Ho uno strano presentimento su di te.
Dawson:
Quale sarebbe?
Natasha:
Che tu ne avrai bisogno.
Dawson:
Giusto.
[Sigla d'apertura]
02. INTERNO. HELL'S
KITCHEN, BOSTON - GIORNO
[Joey è nel retro che parla al cellulare.]
Joey: [Lunedì]
Ciao. Sono io. Uhm, sono tornata all'università. Voglio dire,
ero tornata. [Martedì] Non ti stavo chiamando, perché,
sai, tu non mi hai chiamato, e io ho qualcosa che si chiama
orgoglio, anche se a quanto pare non abbastanza, perché, hai
vinto tu, ok? Sono la tipica ragazza e ti sto chiamando. E
ripensandoci, sai, non penso che Natale sia andato così male,
se tu gli dai un voto secondo il tipo di scale di 'Chi ha
paura di Virginia Woolf'. Ma, uhm, ad ogni modo, probabilmente
tu sei fuori a martellare su dei marciapiedi e altro, quindi
chiamami quando ne hai la possibilità. Ok. Ciao.
[Lei riaggancia, esce dal retro e camminando supera un tavolo
da biliardo.]
Cliente: Ehi, come sei entrata qui, non sembra che tu
abbia più di sedici anni.
Harley: La gente pensa sempre che io abbia sedici anni,
ma dai, ho in tutto e per tutto diciotto anni.
[Joey riconosce la voce della ragazza e si ferma.]
Joey:
Non intendi quindici anni? E' stato un piacere parlare con voi
ragazzi.
[Joey afferra Harley per il braccio e la trascina da una
parte]
Harley: Ahi! Maniaca.
Joey: Harley,
cosa ci fai qui? Credevo che le vacanze di Natale fossero
finite da un pezzo per le patite di Britney e Christina.
Harley: Non sono in vacanza. Sfortunatamente, adesso
vivo qui. Allora, dov'è Eddie? Lui è l'unica persona carina
che conosco a Boston, e mi deve ancora una coppa di gelato [root-beer
float].
Joey:
Aspetta un attimo. Adesso vivrai qui a tempo pieno? A tempo
pieno con tuo padre?
Harley: Si. Perché stai sorridendo?
Joey:
Scusa. E' solo che tuo padre è una persona fantastica, lui
merita di avere una ragazzina ben educata e buona che viva con
lui a tempo pieno. Rimanendo in tema, perché adesso non sei a
scuola?
Harley: Se te lo dico, tu mi dirai dove è Eddie?
Joey:
Sputa il rospo.
Harley: Ok, va bene. Ero in gita, e ho marinato.
L'avresti fatto anche tu, se la tua intera vita fosse stata
rovinata dall'improvvisa necessità di tua madre di fare
ricerche in Bangladesh.
Joey: Harley,
la tua vita non è rovinata. Sei solo melodrammatica.
Harley: Giusto. Come se tu sapessi come è avere la
vita rovinata?
Joey:
Ascolta, lui non è qui, ok? Eddie. E ad essere onesta non
esattamente dove lui sia.
Harley: Caspita, non riesco a credere che tu abbia
incasinato tutto con lui. Lui era meraviglioso. Lui era più
che meraviglioso.
Joey:
Ascolta, io ti darò una coppa di gelato [root-beer float], e
poi torni a scuola. Non mi interessa quanto sia penosa. E' la
vita. La vita è penosa.
03. INTERNO. AL BOSTON
AQUARIUM - GIORNO
[Pacey entra nell'Aquarium ed inizia a camminare e a guardare
i vari pesci dentro il grande acquario.]
Donna: Salve, bambini. Ehi, rimanete con i vostri
compagni, bambini. Rimanete con i vostri compagni. Andiamo.
[Mentre Pacey scende giù lui nota Emma seduta su una panchina
accanto ad una grande vasca che disegna su un blocco notes e
ascolta della musica con le cuffie, allora si avvicina a lei.]
Pacey: Ok.
Quello non dovresti farlo in un museo?
Emma:
Oh,
santo cielo.
Pacey:
Scusa. Non era mia intenzione spaventarti.
Emma:
Beh, l'hai fatto. Non è il tipo di posto un cui ti aspetti di
trovare un agente di cambio.
Pacey:
Rilassati, ok? Sono nella mia ora di pausa pranzo. Ti dispiace
se mi siedo?
[Lui si sta per sedere accanto a lei, ma lei lo allontana e si
siede nella panchina di fronte a lei.]
Emma: No,
prego, ma non sederti troppo vicino.
Pacey:
Lo so, per via di quella travolgente attrazione fisica che
stai provando, huh?
Emma: No,
non è esattamente così.
Pacey:
Davvero?
Emma: No.
E' solo che non voglio che qualcuno lo sappia, uhm, che tu sei
con me.
Pacey:
Grazie.
Emma: [Ride]
Ad ogni modo, che cosa ci fai qui?
Pacey:
Lavoro qui vicino. Vengo sempre qui. La domanda migliore è
che cosa ci fai tu qui?
Emma:
Ammazzo il tempo sino alle 13:00.
Pacey:
Cosa c'è alle 13:00?
Emma:
Beh, dovresti saperlo, visto che vieni qui sempre.
Pacey:
Nella mia pausa pranzo, che è a mezzogiorno. Quindi vengo
qui, cammino un po', mangio una fetta di pizza, ed esco alle
12:45.
Emma: Ah,
ritorni a lavoro.
Pacey:
Si, è per questo che la chiamano ora di pausa pranzo. Perché,
vedi, se rimanessi oltre le 13:00, più il tempo di tornare a
lavoro, sarebbe un'ora e mezza di pausa pranzo, e non possiamo
permettercela, adesso, non è così?
Emma:
Allora non voglio trattenerti.
Pacey:
Scusami?
Emma:
Sono le 12:46.
[Lui alza lo sguardo verso l'orologio appeso al muro e vede
che sono le 12:46]
Pacey: Oh.
Giusto. Giusto. Allora io ... ci vediamo a casa.
04. INTERNO. CENTRO DI CONSULENZA - GIORNO
[Jen sta parlando al telefono mentre C.J. è seduto davanti a
lei con in mano una lavagnetta.]
Jen:
Beh, certo che fa schifo. E' per questo che la chiamano vita.
E quello che è veramente, oltre ad una serie senza fine di
giorni che intorpidiscono la mente, uno dopo l'altro.
Alienazione, disperazione-- questi sono i prodotti naturali
del vivere in una società meccanizzata—
C.J.: Ok,
fermati.
Jen:
Fermati?
C.J.:
Si. Uhm, ... molta gente in questo periodo dell'anno si
deprime. Non credo che loro chiamino nella speranza di parlare
con Kierkegaard.
Jen:
Ma tu avevi detto che lui era uno dei filosofi più
importanti.
C.J.:
Non importa. Ascolta, io, io non voglio litigare, ok? Mi
infastidisco, e tu ti metti sulla difensiva. Passiamo al
livello successivo.
Jen: No.
No. Io mollo.
C.J.:
Non puoi mollare. Non hai nemmeno cominciato. E' il tuo primo
giorno di tirocinio. E' solo la tua prima ora.
Jen:
Si, beh, se il tirocinio consiste nel stare seduta qui per una
settimana e ascoltare te atteggiarti da superiore—
C.J.:
Lo sto facendo da due anni.
Jen:
Grandioso. Beh, forse la tua competenza si rivelerà utile
quando noi entreremo in una ipotetica situazione in cui sarà
coinvolto del sesso casuale e due ragazze bionde.
C.J.:
Forse su una cosa hai ragione. Smettiamola. Allora ritorna
domani o non ritornare, ma qualunque cosa tu decida, dovresti
farla per te, non per me.
05. INTERNO. AL CENTRO SALUTE - GIORNO
[David sta parlando con un'infermiera, mentre Jack è seduto
su una panchina che aspetta impaziente.]
David: Ok.
Sarebbe carino. Grazie.
[David va a sedersi accanto a Jack.]
David:
Dannazione.
Jack:
Che c'è?
David: Oh,
non ci sono delle riviste decenti da leggere.
Jack:
Tutto qui? Voglio dire, non sei nervoso per tutto questo.
David: Oh,
è facilissimo. Io l'ho fatto un milione di volte.
Jack:
Un milione?
David:
Dare o prendere. Sarei un consulente alla pari abbastanza
ipocrita se non praticassi ciò che predico.
Jack:
Giusto.
David:
Seriamente, non è una gran cosa. E la parte più imbarazzante
è quando loro ti chiedono che tipo di comportamento ad alto
rischio tu hai adottato negli ultimi 3, 6 mesi. L'unica cosa
che mi è venuta in mente è mangiare carboidrati dopo le 9
P.M e attraversare la strada distrattamente.
[L'infermiera si avvicina a loro]
Infermiera: Jack McPhee?
David:
Andrà bene.
06. INTERNO. ALL'HOLLYWOOD STUDIO OFFICE, LOS ANGELES - GIORNO
[Un produttore esecutivo sta leggendo delle schede con le
critiche sul film mentre passeggia attorno al tavolo. Di fronte ci
sono seduti Dawson e Todd, che lo ascoltano parlare del
loro film. Nella sala sono presenti anche altri produttori.]
Produttore Esecutivo: Meravigliosamente noioso. Struggentemente
noioso. Intorpidentemente noioso.
Todd: Capisco, ed esattamente che cosa provano quelle
piccole schede? Oltre che il fatto che lei aveva già
visto in anteprima l'intera maledetta cosa?
Produttore Esecutivo: Provano che le riprese non sono
finite. Ecco cosa provano.
Todd: Filmare un'altra volta?
Produttore Esecutivo: Assolutamente. Più sesso. Più
violenza. Forse un piccolo colpo di scena nella storia che
non è prevedibile dal primo frame. Voglio dire, è ovvio,
qui l'obbiettivo è di rendere guardabile questa dannata
cosa.
Todd: Capisco. Quindi sta definendo il mio film
inguardabile?
Produttore Esecutivo: Io no. Loro si. Vuole che le
legga ancora qualcosa?
Todd: No, non sarà necessario, la ringrazio. [Prende
un pacchetto di sigarette dal suo capotto] Qualcuno ha un
accendino? Se mi dovrò sedere qui a prendere dei consigli
artistici da ogni, Tom, Dick e Harry in Tarzana che non hanno
avuto niente di meglio da fare lo scorso Mercoledì sera,
allora si che avrò dannatamente bisogno di un po' di nicotina,
va bene? Accendino, per favore, Dawson.
[Dawson infila la mano in tasca e afferra qualcosa e la infila
nella tasca della giacca di Todd prima che si alzi.]
Dawson:
Uhm, sai una cosa? Andrò a prenderne uno.
[Lui esce nel corridoio, e afferra un telefono e compone un
numero.]
Dawson:
Avanti. Alza la cornetta.
[Un cellulare squilla e Todd inizia a guardarsi intorno per
capire da dove provenga il suono.]
Dawson:
Infila la mano in tasca e rispondi al telefono.
[Todd si infila la mano in tasca e con uno sguardo stupito
toglie fuori un cellulare]
Todd: Pronto?
Dawson:
Chiudi il becco prima che peggiori le cose e esci da lì.
[Dawson riaggancia e Todd guarda il cellulare]
Todd: Pronto? Pronto?
[Todd riaggancia e si alza]
Todd: Scusatemi.
Produttore Esecutivo: Whoa! Whoa! Whoa! Dove crede di
andare?
Todd: Oh, mi scusi. Non intendo essere maleducato. Qui
fuori nella hall c'è un altro idiota che richiede la mia
attenzione.
07. INTERNO. NELLA HALL DELL'HOLLYWOOD STUDIO OFFICE, LOS
ANGELES - GIORNO
[Dawson è là fuori che lo attende quando Todd esce dalla
stanza infuriato.]
Todd: E che diavolo credi di fare?!
Dawson:
Cosa io credo-- tu cosa stai facendo? Ti stai scavando una
buca più grande de 'La Brea tar pit'.
[[N.B. 'La Brea tar pit' è uno dei più importanti siti
paleontologici del mondo, ed è situato nei pressi di Los
Angeles.]
Todd: Ti è mai passato per la mente che potrebbe
essere la mia intenzione?
Dawson:
Tu non vuoi più lavorare ?
Todd: Noi qui siamo i responsabili. Noi prendiamo le
decisioni.
Dawson:
Questo è bello è buono eccetto per una cosa.
Todd: Cosa?
Dawson:
Sono i loro soldi. ascolta, tu mi hai portato qui per la mia
capacità di rimanere calmo durante una crisi, giusto? Beh,
questa lo è. Questa è una crisi perché se non torni là
dentro e fingi di essere felice per queste nuove riprese, loro
prenderanno qualcun altro per farle, qualcun altro che può
rovinare questo film.
Todd: E questa sarebbe una tragedia?
Dawson:
Si. Ascolta, forse sono ingenuo a pensare che l'intero
sistema, l'intero processo possa solo produrre qualcosa che
sia un gradino sopra il mediocre, ma io voglio che questa cosa
sia buona. Voglio che sia buono per quanto possa esserlo, e
non penso che sarei rimasto a lavorare per te tutto questo
tempo se anche tu non volessi la stessa cosa.
08. INTERNO. ALL'HOLLYWOOD STUDIO OFFICE, LOS ANGELES - GIORNO
[Dawson e Todd sono tornati nella sala conferenza e sono
pacificamente seduti che ascoltano il Produttore
Esecutivo.]
Produttore Esecutivo: Allora, abbiamo deciso 3 giorni
di riprese in uno studio qui a Los Angeles, con un budget
molto limitato. L'intera idea è quella di, uhm, pensare ad un
nuovo finale. Qualcosa che sia guardabile. O per lo meno,
qualcosa che abbia senso. Ora, non ho idea di cosa potrebbe
essere, ma Heather sembra abbastanza fiduciosa che dandole
abbastanza nicotina, alcool, caffeina, lei potrebbe essere
capace di portare a compimento qualcosa.
Todd:
[Rivolgendosi a Heather] Beh, questo è, uhm, molto caritatevole da parte
tua. Grazie, tesoro.
Produttore Esecutivo: Mm-hmm. Va bene, Todd, come sarà?
Todd: Beh, capisco da dove venite. Davvero. Capisco da
dove venite. Capisco come voi e la gente come voi, gente con
poca intelligenza, potrebbe essere un po' confusa dal mio
film. E capisco come voi in realtà non avete delle nuove idee
su come migliorarlo, perché, dopo tutto, voi non siete negli
affari per avere delle idee, non è così? Oh, questo è
giusto. Voi credete di si. Beh, non è così. Voi siete negli
affari per criticare le idee delle altre persone. Ecco perché,
dopo una molto attenta considerazione, vi sbatterò in faccia
la vostra offerta più che generosa e me ne andrò. Addio, e
buona fortuna per tutti i vostri futuri tentativi.
09. INTERNO. NELL'AULA DEL PROFESSOR HESTON, BOSTON -
MERCOLEDI' - GIORNO
[Il prof. Heston sta spiegando alla classe, e
Joey sta cercando di rimanere attenta ma ha altre cose per la
testa.]
Heston:
Beh, allora, dato che nessuno sembra raccogliere la sfida
retorica per convincermi che Norman Mailer sbagliò
quando congedò tutte le scrittrici come illeggibili, per il
Mercoledì è tutto.
[Tutti quanti iniziano ad uscire dall'aula, e mentre Heston
inizia a ritirare le sue cose, Joey si avvicina timidamente a
lui.]
Heston: Oh.
Questa non può essere Joey Potter. Immagino che una 'D' non
sia più abbastanza per cacciarla dal Worthington.
Joey:
Dolce, davvero, la sua travolgente preoccupazione per il mio
futuro, ma in realtà non è questo il motivo per cui mi sto
sottomettendo alla sua personalità tossica.
Heston:
Grandioso. E salterò la parte in cui la informo che no, non
importa quante volte lei lo chieda, non sarà mai possibile
per lei abbandonare questo corso senza essere privata dei
crediti del primo semestre.
Joey:
Ascolti, non voglio stare qui in piedi a parlare con lei più
di quanto lei voglia ascoltare me. Ho solo bisogno di dirle
che sua figlia ... beh, lei potrebbe non essere così al
sicuro alla Milton Accademy come lei attualmente pensa che
sia.
Heston:
E questo cosa significa?
Joey:
Lei salta le lezioni, ok?
Heston:
Sono un po' confuso sul perché lei me lo stia dicendo.
Joey:
Lei ieri è venuta al bar, in fuga dalla gita, e ... Dio sa
dove è andata quando è andata via. Io ... ma mi chiami
pazza, ho solo pensato che queste fossero le cose che un padre
di una ragazzina di quindici anni che vaga per le strade di
Boston dovrebbe sapere.
Heston:
E il sottotesto in questo sarebbe che queste sono le cose che
un padre saprebbe se prestasse attenzione.
Joey: Io
non ho detto questo.
Heston:
Lei non doveva farlo. Ascolti ... le dirò una cosa. [Sospira]
Facciamo un altro dei nostri famosi accordi. Lei rimane fuori
dalla mia vita, e io farò del mio meglio per stare fuori
dalla sua.
Joey:
Volentieri. Sa, mi scusi per l'intrusione. Immagino di essere
abbastanza ingenua per aver pensato che qui in realtà si
trattasse di qualcosa al di fuori del suo gigantesco ego
maschile.
10. INTERNO. AL BOSTON AQUARIUM - GIORNO
[Pacey ed Emma stanno passeggiando il giorno seguente lungo
una passerella e parlano tra loro.]
Pacey:
Quindi stai dicendo che questo non ti da fastidio, l'intera
faccenda che la vita è un ripetersi di stress dannoso?
Emma: No,
è così, ma niente ti prepara ad una vita di tedio
intorpidimento mentale e ripetitività quanto studiare musica
da bambina.
Pacey:
Lezioni di piano?
Emma: Violino.
Pacey:
Si.
Emma:
Si. Mia madre insegnava pianoforte ad una serie di persone
noiose sempre diverse che avevano in comune una cosa: loro
erano allergici ai cani.
Pacey:
Quindi avevi un pesciolino.
Emma:
Un acquario pieno. Allora, qual è la tua?
Pacey:
La mia cosa?
Emma:
La tua scusa per venire qui ogni giorno. Non può essere
semplicemente un fatto di vicinanza geografica.
Pacey: No,
non lo è. E', uhm ... è simile alla tua, a dire la verità.
E' una specie di finestra alla persona che ero una volta.
Emma:
Tu eri un'altra persona?
Pacey:
Tanto quanto sono certo che tu non sei nata con i capelli
rosa, e io non sono la persona conservatrice che tu pensi io
sia.
Emma:
Non lo sei?
Pacey: No,
non lo sono.
Emma:
Provalo. Rimani.
Pacey:
Rimanere qui?
Emma:
Avanti, non penso che prenderti un pomeriggio libero metterà
in ginocchio lo stridente capitalismo.
Pacey: No,
probabilmente no, ma mi catapulterà al top della lista dei
licenziamenti di Rich Rinaldi.
Emma:
Si, questa sarebbe una dannata tragedia.
[Lei si infila la mano in tasca e prende il suo cellulare e lo
da a Pacey.]
Emma:
Ecco. Chiamali. Di loro, non so, che sei malato o qualcosa del
genere.
Pacey:
Stai dicendo sul serio?
Emma:
Si. La domanda è: tu lo sei?
Pacey: [Ride,
e compone il numero] Ciao. Posso parlare con Rich Rinaldi, per
favore? [Tossisce per finta.]
11. INTERNO. CENTRO DI CONSULENZA - GIORNO
[Jen sta parlando di nuovo al telefono, mentre C.J. è seduto
accanto a lei che tiene in mano una lavagnetta.]
Jen: Ok,
bene, se quello che mi sta dicendo è vero, è cioè che hai--
hai fatto del sesso non protetto con 17 donne negli ultimi 3
mesi, allora penso che sia certamente un'ottima idea per te
fare il test. Per te e per tutte quelle attraenti donne con
cui sei andato a letto.
[L'inquadratura si allarga e vediamo che colui che
sta parlando al telefono con Jen è David, il quale è seduto
dietro lei.]
David:
Cosa? Cosa? Ho fatto colpo su tante ragazze attraenti ai miei
tempi.
C.J.:
Ehi, io ti credo.
David:
Grazie. Non riesco a credere che io dopo essermi offerto
volontario ad aiutarvi venga criticato per le mie abilità
recitative.
Jen: Oh,
ti prego, come se tu potresti mai essere etero. Il tuo cuore
è troppo grande, così come il tuo cervello.
David: [Ride]
Lei è ostile.
C.J.:
Te l'avevo detto.
Jen:
Potreste non parlare di me come se non fossi nella stanza. Ho
un po' di rabbia. Mi state dicendo che c'è qualcosa di
sbagliato nell'esprimere le proprie emozioni?
[Jack entra dentro e si avvicina a David.]
Jack:
Ciao.
David:
Ehi!
Jack:
Scusate. Vi sto, uhm, interrompendo—
David: No, no,
va bene. Noi-- noi qui abbiamo finito, credo.
C.J.:
Si, sono le 4:00. Abbiamo finito.
David:
Allora ... ragazzi credete di potercela fare senza di me
domani, oppure cosa?
Jack: Whoa, whoa, whoa.
Aspetta un secondo. Vuoi dire che l'unica ragione per cui
vieni qui ogni pomeriggio invece di trascorrere del tempo con
me è perché lei non riesce a farcela con lui? Jen?
Jen:
Anche tu sei arrabbiato con me? Non puoi prestarmi il tuo
ragazzo per una miserabile ora? Lui è il tuo ragazzo? Voi due
vi siete già baciati? Mi sono persa tutto questo durante le
vacanze di Natale?
Jack:
Affascinante. Andiamo.
[Jack e David vanno via, e C.J. guarda Jen.]
Jen:
Perché mi stai guardando?
C.J.:
Ostile.
12. INTERNO. ALL'HOLLYWOOD STUDIO OFFICE, LOS ANGELES - GIORNO
[Dawson si volta a guardare l'orologio, poi sospira mentre
guarda i documenti davanti a lui. I produttori esecutivi
stanno diventando impazienti.]
Dawson: [Sospira]
Produttore Esecutivo: Aha. Allora ha cambiato idea,
vero? Ha ripreso i sensi? Non che le sue scuse verranno
accettate, intendiamoci.
Heather:
Allora dove è? Bloccato nel traffico? Sta fumando?
Dawson:
Non esattamente.
Heather: Dawson?
Dawson:
Si. Sa, tecnicamente, in realtà, oggi non verrà qui, uhm, perché
tecnicamente, lui ... non sa di questa riunione.
Heather:
L'hai organizzata tu?
Dawson:
Uhm-- si. Uhm, tecnicamente.
Heather: [Sorride]
Tu hai organizzato tutto questo per scusarti da parte sua, per
appianare le cose, per risolvere questo casino ... come hai
sempre fatto?
Dawson:
Si, una specie. Ascolti, nessuno si impegna a fare un brutto
film. Todd vuole che sia buono. So che è così. E lui
potrebbe essere troppo orgoglioso per ammetterlo, ma ha circa
5 diversi finali nella sua testa. Queste cose di cui stiamo
discutendo, sono cose che possono essere fatte facilmente in
uno studio, in 3 giorni e senza soldi.
Produttore Esecutivo: Beh, tutto questo è molto bello
e commovente, ma visto che io qui non lo vedo in ginocchio a
supplicare perdono, lei mi sta facendo perdere del tempo,
amico mio.
Heather:
A meno che —
Produttore Esecutivo: A meno che, cosa?
Heather:
A meno che la soluzione ai nostri problemi si seduta proprio
qui di fronte a noi.
Produttore Esecutivo: Mi scusi?
Dawson:
Mi scusi?
Heather:
So che potrebbe sembrare da pazzi, ma ascoltatemi per un
momento. Lui conosce il metraggio che abbiamo già girato. Lui
conosce la sceneggiatura, gli attori e la crew. Personalmente,
da quanto ho visto, penso che potrebbe farlo lui.
Dawson:
Aspetti un minuto. Aspetti un secondo.
Produttore Esecutivo: Cosa? Sta dicendo che lui può
farlo?
Dawson: No.
Sto dicendo che è da pazzi.
Produttore Esecutivo: Va bene, lascia che le chieda una
cosa. Ipoteticamente parlando, se dovesse farlo, potrebbe
dirigere le riprese di questo film?
Dawson:
Beh, si, ma questo non è—
Produttore Esecutivo: Va bene. Chiami il suo agente.
Heather:
Non credo ne abbia uno.
Produttore Esecutivo: Beh, allora non chiami il suo
agente. Chiami sua madre e le faccia firmare
un'autorizzazione.
Dawson:
Aspetti un minuto. Aspetti-- aspetti un secondo. Questo è da
pazzi. Questo è-- questo non è il motivo per cui sono venuto
qui oggi. Questo non è quello che volevo accadesse.
Heather:
Beh, indovini una cosa? E' andata così. E dato che le
opportunità come questa non capitano tutti i giorni, io
salirei sul treno della felicità. Oppure, mi scusi, fare il
regista non è il realizzarsi di un sogno che sta aspettando
da tutta la sua vita?
Dawson: No,
lo è. Certo che lo è, ma—
Heather:
Rimarremo in contatto.
[Heather e i produttori escono dalla stanza.]
Dawson: Oh,
mio Dio!
13. ESTERNO. IN UNA SPIAGGIA DI LOS ANGELES - GIOVEDI' - GIORNO
[Jack Osbourne ed Audrey stanno passeggiando lungo la
spiaggia, in cui la notte prima si è tenuta una festa.]
Audrey:
Allora abbiamo scoperto di chi era questo party?
Jack Osbourne: No.
Di qualche amico.
Audrey:
Allora immagino noi capiremo mai neanche che giorno è oggi.
Jack
Osbourne: Avanti! Non mi rompere! Allora il tuo amico sta venendo a prenderci o cosa? Io voto
per prendere un taxi.
Audrey:
Si, e lo paghiamo con cosa? Sai, il fatto che tu sei famoso
non mi rende meno al verde.
Jack Osbourne: Cosa? Sei al verde?
Audrey:
Si, Jack, Audrey Liddell è al verde. E' così impossibile da
credere?
Jack Osbourne: Wow.
Qualcuno sta pagando troppo le proprie droghe.
Audrey:
Sai, contrariamente all'opinione di tutti, io non faccio uso
di droghe.
Jack Osbourne: Si, giusto. Sai, odio fare dei giudizi come i tuoi strani
amici del college, ma per favore non strapparmi i polmoni dal
petto quando hai del cattivo PCP.
Audrey:
Vuoi chiudere il becco? Sta arrivando.
Jack Osbourne: Chi? Il tuo amico?
Audrey: Dawson. Dawson
Leery. Al momento con lui sono mi trovo in una situazione
complicata, quindi se riesci a tenere il becco chiuso sulle
droghe, non so, di che, la prossima mezz'ora—
Jack Osbourne: Cosa? Tu renderai degno il mio tempo?
Audrey:
Non lo faccio sempre?
Jack Osbourne: Allora stai dicendo che posso frugare nel tuo cassetto della
biancheria non sorvegliato?
Audrey: No!
Che porco! Mi siederò sul tuo grembo per tutto il ritorno a
casa, ok?
Jack Osbourne: Va bene. Bello.
Audrey:
Ma una parola su qualsiasi tipo di sostanza illegale, e
sciuperai tutto.
Jack Osbourne: Ehi, io ho un'auto controllo.
Audrey:
Ci crederò quando lo vedrò.
[Dawson si avvicina a loro.]
Jack Osbourne: Andrò ad aspettare in macchina.
Dawson:
Ehi, Jack.
Jack Osbourne: Ehi.
Dawson:
Ehi.
Audrey:
Sei venuto.
Dawson:
Si, hai chiamato tu, vero?
Audrey:
Il fatto di aver recentemente distrutto casa tua con
un'automobile deve essermi passato di mente quando stavo
chiamando. Ero fuori di testa, ok?
Dawson:
Quando, allora o adesso?
Audrey:
Entrambe le volte, suppongo.
Dawson:
Che cosa ci fai qui, Audrey?
Audrey:
Qui a Los Angeles. Oppure qui a questo strano party?
Dawson:
Una delle due.
Audrey:
Non lo so. Un minuto, Jack ed io siamo in un parcheggio fuori
Sunset a parlare con questi ragazzi in una limousine, e un
minuto dopo, ci troviamo qui, ed è mattina, e ... [Sospira]
Come ho detto, sono andata fuori di testa, e ... tu eri
l'unica persona che sapevo fosse nei dintorni e che sarebbe
stata sveglia a quest'ora.
Dawson:
Che mi dici dei tuoi genitori.
Audrey:
Ti prego.
Dawson:
Almeno sanno che i corsi sono già ricominciati?
Audrey: No.
La scorsa settimana non mi sentivo pronta a tornare, così ho
mentito un po'. Non volevo affrontare il grande tribunale del
giudizio. Adesso sono pronta. E d'ora in poi starò bene,
Dawson, lo giuro. E' solo che ... non essere arrabbiato.
Voglio dire, non arrabbiarti più di quanto lo sei già.
Dawson: [Sospira]
Va bene. Dimmi solo che hai capito quanto sia stupido entrare
in un'automobile piena di sconosciuti che hai incontrato in un
parcheggio.
14. INTERNO. HELL'S KITCHEN, BOSTON - GIOVEDI' - GIORNO
[Joey è nel retro del bar che chiama
di nuovo Eddie e gli lascia un messaggio sulla segreteria del
suo cellulare]
Joey:
Ehi, sono di nuovo io. Uhm, ascolta, ho capito che mi stai
evitando. Lo so. Tanti giorni e nessuna telefonata. Che cosa
potrebbe essere più chiaro? Ma, uhm, ora sono
spaventata, perché non capisco il motivo per cui tu non
dovresti richiamarmi. Non è da te, ok? E immagino di avere
solo paura che ti sia capitato qualcosa, perché-- e anche se
qualcosa ti è capitata, io non vorrei saperlo, perchè, è
ovvio che, io non sono una persona importante nella tua vita.
Quindi ... potresti solo ... richiamarmi? Uhm ... richiamami
il prima possibile. Ciao.
[Lei riaggancia, torna al bar e si unisce a Jack e David che
sono seduti ad un tavolo.]
Jack: Mmm...
hai avuto fortuna questa volta?
Joey:
Quando mai sono stata fortunata con gli uomini?
Jack:
Joey, ti richiamerà. So che lo farà.
David:
Uhm, si, si. Solitamente c'è una spiegazione logica per questo tipo di
cose.
Joey:
Si, immagino. Ehi, ragazzi potete, uhm—
Jack:
Pagare il conto che è appoggiato qui da circa un secolo? Si.
Joey: Voi ragazzi siete i benvenuti a stare
qui quanto tempo volete. E' solo che ... non mi sento un granché.
Voglio tornare a casa presto.
Jack:
Si, non c'è problema. Ecco. Ehm. Tieni il resto.
Joey:
Grazie. Grazie mille.
Jack:
Ciao.
[Joey li lascia soli]
David:
Beh, questo sì che era deprimente. Non c'è niente di più
triste nell'universo che guardare qualcuno aspettare una
telefonata che ovviamente non arriverà mai.
Jack: Oh,
certo che c'è. Ci sono gli orfani, gli orfani malati. In
più, noi non sappiamo se questo ragazzo non la richiamerà.
David: Oh,
per favore. Noi siamo ragazzi, vero? Quante persone ti hanno
crudelmente rimorchiato e non ti hanno più chiamato?
Jack:
Un paio. Ascolta, sono uscito molto questa estate, va bene?
David:
E?
Jack:
E io non ho richiamato un paio di ragazzi. Ascolta, se un
ragazzo etero lo fa, sarebbe notevolmente affascinante, non
trovi? Tu incontri qualcuno, ok? Tu credi di piacergli—
David:
E poi dopo un'attenta ispezione, a te non piace.
Jack:
Si.
David:
Ma solo dopo la parte dell'attenta ispezione.
Jack:
Fondamentalmente. Vuoi farmi una specie di ramanzina o cosa?
David:
Ne vuoi una?
Jack:
Non particolarmente.
David:
Bene.
Jack:
Bene.
15. INTERNO. HELL'S KITCHEN, BOSTON - GIOVEDI' - GIORNO
[Joey sta uscendo dal retro, indossa il capotto e si sta
infilando i guanti, quando nota Harley accanto al tavolo da
biliardo che parla con dei ragazzi più grandi di lei.]
Joey: Ok.
Andiamo Harley. Usciamo da qui. Prendi il capotto.
Harley: Scusami?
Joey:
Ascolta, non ho proprio l'energia di affrontare di nuovo tutto
questo anche oggi. Nel caso te ne fossi dimenticata, abbiamo
recitato questa scena due giorni fa.
Harley: Si, e poi tu hai fatto la spia a mio padre, che
mi ha proibito di uscire per un mese. Quindi ho capito che
l'unico modo in cui ti avrei potuto ripagare sarebbe stato
quello saltare la scuola anche oggi.
Joey:
Giusto. Tu davvero pensi che io ti lascerò qui con un
possibile stupratore che pensa che tu abbia 18 anni? Non penso
proprio. Io sto andando via. E tu stai andando via.
Andiamocene adesso.
16. INTERNO. AL BOSTON AQUARIUM - GIOVEDI' - GIORNO
[Pacey ed Emma si sono incontrati di
nuovo durante l'ora di pausa pranzo.]
Pacey:
Non riesco a credere che tu ieri mi abbia convinto a rimanere
per questo. Voglio dire, un grande pesce che si mangia un
pesciolino. Dov'è l'affare? E' per questo che trascini qui il
tuo sedere ogni giorno?
Emma:
Beh, se si fosse trattato di una grande compagnia che si
mangiava una piccola compagnia, ti sarebbe piaciuto. E per la
cronaca, io non vengo qui tutti i giorni.
Pacey:
A no?
Emma:
No, solitamente no. Di solito solo quando ho i postumi di una
sbornia.
Pacey:
Quindi, cosa è successo durante questa settimana? Una specie
di occasione speciale?
Emma:
Ascolta. Mi stavo chiedendo il perché di tutto questo. Voglio
dire, se quello che tu mi hai detto un paio di giorni fa è
vero, allora tu hai cambiato quasi completamente la tua vita,
e io non sono ancora sicura del perché.
Pacey:
Che diavolo vuoi che ne sappia? Perché qualcuno cambia la sua
vita? E perché la gente si tinge i capelli?
Emma:
Per far arrabbiare mia madre. Oppure per cercare di essere
qualcun'altra?
Pacey:
Per me, sarebbe la seconda.
Emma:
E perché vuoi essere qualcun altro?
Pacey:
Perché fa parte del maturare. Lascia che ti dica una cosa, il
Pacey quindicenne era uno stupido-- brutto taglio di capelli,
orrende camicette Hawaiane, sempre al verde. Stupido
abbastanza da andare dietro alle cose che in ogni caso lui
sapeva non avrebbe mai raggiunto.
Emma:
Suppongo, in modo particolare le donne.
Pacey:
In modo particolare ... benché c'è ne siano state un paio. E
tu hai il permesso di chiamarle ragazze quando hanno sedici
anni.
Emma:
Mmh. Non che a te importi quello che io penso, ma ... non
penso che lui sia tanto male, questa persona che eri. Lui in
realtà sembra carino.
Pacey:
Si, beh, forse lo era ... di tanto in tanto.
Emma:
Mmh, potrebbe esserlo ancora. Lascia il lavoro. Rasati la
barba. Fai ricrescere quel brutto taglio di capelli.
Pacey:
E se ti dicessi che ultimamente ci ho pensato?
Emma:
Non sono certa di poterti credere. A meno che ...
Pacey:
A meno che, cosa?
Emma:
A meno che tu ti faccia vivo qui anche domani, esattamente,
all'una, con indosso una di quelle orride camicette Hawaiane.
17. INTERNO. CENTRO DI CONSULENZA - GIORNO
[Jen sta parlando al telefono mentre C.J. è dall'altra parte
della scrivania che legge un libro.]
Jen:
Ascolta, tu sai che questo non è vero, giusto? Voglio dire,
solo perché una ragazza ha un rapporto non proprio perfetto
con suo padre, non significa che lei non sia in grado di
sostenere una relazione significativa in-- pro--pronto?
Pronto? Mi ha chiuso il telefono? La mia prima vera e non
ipotetica chiamata, e lei ha riagganciato.
C.J.:
Probabilmente qualcuno è entrato nella stanza. Sai, un
compagno di stanza o qualcosa del genere. Lei si è
imbarazzata ed ha riagganciato.
Jen: No,
stai solo cercando di farmi sentire meglio.
C.J.: No,
stavi andando bene.
Jen:
Perché deve essere un problema che riguarda un ragazzo? Perché
non poteva avere un disordine alimentare o una matricola con
la nostalgia di casa in cerca di una vecchia e buona iniezione
di amor proprio?
[Il telefono squilla]
C.J.:
Risponderai?
Jen: No.
C.J.:
Lei stava parlando con te. E probabilmente vorrà continuare a
parlare con te.
Jen: No,
Io--Io non voglio rispondere. Farò nuovamente un casino.
Rispondi tu.
C.J.:
Sei sicura?
Jen:
Si. Rispondi.
[Jen lo guarda e C.J. alla fine risponde la telefono.]
C.J.:
Aiuto in linea. Sono C.J. No, si è allontanata per un attimo.
Si, lei è, uhm-- lei è un po' nervosa. Oh, diamole una
tregua. E' il suo primo giorno. Si, si. E' difficile parlare
quando ci sono altre persone nella stanza. Va bene, perché
non richiami fra dieci minuti quando se ne saranno andati? Si,
io sarò qui. Va bene. Promettimi che mi richiamerai. Ok.
Ciao.
[Lui riaggancia e Jen lo fissa.]
C.J.:
Che c'è?
Jen:
Niente.
18. ESTERNO. MARCIAPIEDE DI FRONTE ALL'APPARTAMENTO DI
EDDIE - GIORNO
[Joey e Harley stanno camminando.]
Harley: Ehi? Ogni tre negozi che passiamo vendono
liquori. Questo non ti dovrebbe indicare che non siamo in bel
quartiere della città?
Joey:
Si, beh, tu volevi fare la ribelle, quindi visto che tuo padre
è a lezione sino alle 6:00 ... noi siamo qui.
Harley: A proposito, dove siamo?
Joey:
Da nessuna parte, ok? Devo solo fare una cosa.
[Le due si fermano di fronte ad una porta e Joey suona il
campanello. Harley legge il nome scritto sopra il campanello e
capisce dove sono.]
Harley: "Eddie Doling, 3-A"? Pensavo avessi detto
che non sapevi dove fosse.
Joey:
Non lo so. So solo dove vive. Non so dove sia.
Harley: Beh, forse hai sentito parlare di questa
invenzione: il telefono? E' uno strumento molto utile per
pedinare.
Joey:
Si, ci ho già provato, Harley, grazie, ma quando una ragazza
lascia un numero enorme di messaggi vocali senza risposta a
qualcuno che lei pensava fosse il suo ragazzo, e poi—
Harley: Ragazzo? Uh-oh. Questo significa una cosa. Tu
hai dormito con lui, non è vero?
Joey:
Cosa cosa hai appena detto?
Harley: Ti ho chiesto se hai dormito con il ragazzo.
Sai, fatto sesso? Sei andata fino in fondo?
Joey:
Avevo capito quello che avevi detto.
Harley: Si, allora, qual è il problema?
Joey:
Niente. Immagino che io ... io abbia dimenticato che donna
sofisticata tu sia. harley, probabilmente non sei nemmeno
vergine, probabilmente l'hai persa anni fa con un camionista
di nome Bubba, giusto?
Harley: Non l'ho capita.
Joey:
Si suppone che tu non lo faccia.
[Qualcuno sta uscendo e Joey ferma la porta prima che si
chiuda, e le due entrano nel palazzo.]
Joey:
Entriamo. Non sono dell'umore adatto per questo.
Harley: E così? Solo perché ho quindici anni, non mi
è permesso parlare di sesso?
[Joey bussa alla porta dell'appartamento di Eddie e lentamente
si apre come se non fosse stata chiusa.]
Joey: No,
puoi parlarne, e poi quando hai 19 anni, puoi avere l'assoluta
soddisfazione di guardarti indietro e capire quanto sembravi
idiota.
Harley: Oh, giusto, perché tu adesso sei così
intelligente. Devi proprio sapere quello che stai facendo. E'
per questo che fai tutta questa strada per pedinare qualcuno
che non ti ha richiamata sin da quando hai deciso di andarci a
letto.
[Le due entrano e l'appartamento è completamente vuoto, poi
Joey si guarda intorno scioccata.]
Harley: Che c'è? Che problema c'è? Siamo
nell'appartamento sbagliato, giusto? Joey? Voglio dire, è
ovvio che non è questo, vero? Devi aver invertito i numeri o
qualcos'altro. Joey?
[Harley capisce che si trovano nell'appartamento giusto quando
vede scendere le lacrime dagli occhi di Joey.]
19. INTERNO. UFFICIO DI PACEY - VENERDI' - GIORNO
[Pacey sta parlando al telefono con un cliente,
ma non indossa come al solito giacca e cravatta, ma bensì un'orribile camicia hawaiana. Poi Rich
si avvicina a lui per portargli un'enorme pila di documenti.]
Rich:
Devo dirlo, la tua idea di vestire casual il venerdì lascia
un po' a desiderare, Witter.
Pacey:
Tu credi che potremo discutere dei pro e contro del tuo stile
un'altra volta? Che so, dopo pranzo?
Rich:
Pranzo. Pensaci un'altra volta, amico mio.
[Rich appoggia sulla scrivania di Pacey la pila di documenti.]
Pacey:
Cosa è tutto questo?
Rich:
Lavoro extra ... oppure, scusa, tu pensi che la tua piccola
mini vacanza non avrebbe avuto conseguenze?
Pacey:
Ti ho detto che ero malato.
Rich:
Si, beh, io non mi ammalo, e sai cosa mi da fastidio delle
persone che lo fanno?
Pacey:
Che cosa?
Rich:
Come loro non sembrano mai capire che ammalarsi non diminuisce
la quantità di lavoro che c'è da queste parti. E questo
significa solo che deve farlo qualcun'altro. Non sembra molto
corretto nei confronti dei tuoi colleghi, vero?
Pacey:
Vedo come sei arrabbiato a riguardo, Rich, ma forse quello ti
ha fatto davvero arrabbiare è che loro gli altri non fanno
aprire nuovi conti come faccio io.
Rich:
Stiamo diventando inutilmente un po' presuntuosi, non è
così?
Pacey:
Presuntuoso, si, inutilmente, no, perché tutti quanti noi qui
sappiamo che l'ammontare dei soldi che fai è direttamente
proporzionale all'ammontare dei soldi che noi facciamo.
Rich:
Si, beh, questo potrebbe essere vero, ma il problema non è il
mio atteggiamento. Ma il tuo, e io mi aspetto di vedere presto
un cambiamento, molto presto. Ricordatelo, forse questo ti
aiuterà.
[Rich ferma una donna che stava passando davanti a loro e che
ha in mano delle buste, e ne afferra una.]
Rich:
Grazie. Adoro Gennaio, perché è il periodo in cui arriva
questa.
[Lui appoggia una busta sulla scrivania di Pacey.]
Pacey:
Cosa è, la mia busta paga? Grazie.
Rich:
Non è la tua busta paga, Witter, è il W-2 [premio di
produzione]. Non
sono esattamente sicuro di cosa ci sia dentro, ma immagino ci
sia di più di quanto loro paghino i cuochi addetti alla
frittura.
Pacey:
Come se ne tu ne avessi idea.
Rich:
Ehi, puoi andartene quando vuoi e ritornare alla tua vita
facile, mettiti comodo, ma fino a quando lavorerai qui, i soli
pranzi a cui andrai saranno quelli che tu preparerai ... nella
tua mente. [Ride]
[Pacey guarda la pila di documenti poi l'orologio e sospira.]
20. INTERNO. AL BOSTON AQUARIUM - VENERDI' - GIORNO
La scena riprende con Emma all'Aquarium seduta in una panchina
che aspetta Pacey. Lei alza lo sguardo verso la folla per
cercarlo. Poi il suo sguardo si illumina quando vede una
camicia Hawaiana, ma rimane delusa quando si accorge che non
si tratta di Pacey. Poi la scena riprende quando sono le 13:30
e Pacey non si è ancora fatto vivo. Emma lo sta ancora
aspettando, e alla fine rinuncia e va via.]
21. INTERNO. CENTRO DI CONSULENZA - GIORNO
[Jen e CJ e altri ragazzi sono seduti dietro le scrivanie senza fare
assolutamente niente. Nessun telefono squilla, e Jen è
confusa per la scarsa attività. Poi guarda C.J. il quale sta
leggendo un libro.]
Jen:
Allora è questo quello che fai quando stai lavorando, huh?
C.J.:
Proprio così.
Jen:
Pensavo che i telefoni squillassero un po' di più.
C.J.:
Beh, non funziona esattamente così. Voglio dire, pensaci.
Pensa a quante persone testarde ci sono, a quanto sia dura per
loro chiedere aiuto o ammettere che si sbagliano su qualcosa.
Jen:
Si, probabilmente hai ragione. Ascolta, C.J.—
C.J.:
Sono quasi le 4:00. Una dose di caffeina?
Jen:
Mi stai chiedendo se voglio del caffè?
C.J.: Si. Sto andando al carretto del caffè.
Jen: Oh, no, no. No,
non mi starai lasciando da sola.
C.J.:
Si, è così.
Jen: No,
non è così, perché se tu esci, allora il telefono quasi
certamente squillerà, e dall'altra parte ci sarà qualcuno
che vuole parlare con qualcuno e—
C.J.:
Si. E' per questo che sei qui.
Jen:
Si, salvo che sei tu l'unico a sapere quello che stai facendo,
io no, ed è per questo che non dovresti andare.
C.J.:
Tu lo sai, un paio di giorni fa, non avresti resistito a stare
nella stessa stanza con me, e ora tu non vuoi che io esca.
Jen:
Questo era una settimana fa. Una persona non può cambiare in
una settimana?
C.J.:
Non lo so. Lei può? Sei sicura che non vuoi niente? No? Ok,
sto tornando.
[CJ va via e Jen lo guarda uscire verso un carretto ambulante
che vende caffè,
poi abbassa lo sguardo sul libro che stava leggendo]
Jen: Kierkegaard.
[Il telefono inizia a squillare]
Jen: [Sospira]
[Il telefono continua a squillare]
Jen:
Pronto, aiuto in linea. Beh, uhm, se dobbiamo essere
completamente onesti, e spero che lo siamo, io-io-io non sono
del tutto sicura di poterti aiutare, ma, uhm-- ma mi
piacerebbe provarci, quindi...
22. INTERNO. AL CENTRO SALUTE - GIORNO
[David sta aspettando che Jack torni dall'infermeria. Poi Jack
esce fuori ed è visibilmente contento.]
David:
Allora, me lo dirai o cosa?
Jack:
Non ho niente da dire.
David:
Ah, ah, ah! Bello!
Jack:
Posso, uhm-- posso farti una domanda?
David:
Si?
Jack:
Sai tutte quelle cose di cui abbiamo parlato ieri, hanno
fondamentalmente cambiato l'opinione che avevi su di me?
David:
Si, giusto. Come se non si vede lontano un miglio che stavi
finendo con l'essere più dissoluto di me.
Jack:
Cosa?
David:
Avanti
Jack. Dammi un po' di fiducia. Voglio dire, guardati. Sei
bello in modo assurdo. Voglio dire, tu non sei Viggo—
Jack:
Si, ok, questo--questo--questo è fantastico. Andiamo.
David:
Cosa, ce ne stiamo andando?
Jack:
Beh, sì. Onestamente non penserai che io rimarrò qui a
continuare questa conversazione
con te?
David:
Scusa, ma io pensavo che—
Jack:
Ehi, ehi, ehi, David...
David:
Si?
[Jack lo bacia]
Jack:
Sta' zitto.
David:
Si, penso di poterlo fare.
23. INTERNO. NELL'AULA DEL PROFESSOR HESTON, BOSTON -
GIORNO
[Il professor Heston sta spiegando la lezione, ma si può
vedere chiaramente che Joey non lo sta ascoltando molto
attentamente. Poi Hetson si siede nel tavolo di fronte a lei e
continua a spiegare.]
Heston:
Uno dei principi centrali di Bartholomew, certamente, era il
suo credo secondo cui solo giustapponendo in modo incoerente,
la maggior parte delle volte, degli assurdi frammenti di tempo
qualcuno potrebbe replicare accuratamente il tenore emotivo
della vita reale. Qualcuno sa farmi un esempio?
[Lui si siede nel banco di Joey e la guarda.]
Heston: Joey? Ok,
scelga una storia, una qualsiasi. Aspetta, la sceglierò io.
Uhm, la scuola. Che mi dice? Non le viene in mente niente?
Joey:
Uhm, si.
Heston:
Di cosa parla?
Joey:
Di un insegnante che sta cercando di spiegare qualcosa ai suoi
studenti.
Heston:
Cosa sta cercando di spiegare?
Joey:
La morte e la perdita.
Heston:
Perché sta cercando di spiegarlo?
Joey:
Perché questo continua ad accadere loro in continuazione,
come un ciclo infinito. Prima, agli alberi d'arancio, poi al
giardino, poi a pesci tropicali. Sa, è assurdo, davvero, perché
... un minuto prima loro erano là. E un minuto dopo ... sono
morti, e la cosa che è vera, la parte che di tutto questo è
vera, la parte che è reale, è che nessuno mai glielo spiega perché
... non può farlo nessuno.
Heston:
Bravissima, Joey. Certo, ha dimenticato i serpenti e i
cuccioli, ma, oh, ascolti, per oggi abbiamo finito. Lunedì, Saul
Bellow.
[Gli studenti escono dall'aula mentre Joey sta finendo di
rimettere i libri nello zaino per andar via, ma Heston la
chiama.]
Heston:
Ha un secondo, Potter?
[Lui le da dei soldi.]
Joey:
Che cosa sono?
Heston:
Questi sono 50 dollari. Ok, ascolti, so che lei è povera, ma
non mi dica che è così povera da non aver mai visto
cinquanta dollari prima.
Joey:
Non ho capito.
Heston:
Per essersi presa cura di Harley mentre ieri ero a lezione.
Lei mi ha detto che la ha aiutata a risolvere un problema, ha
detto che lei sta attraversando un periodo di crisi.
Joey:
Un periodo di crisi?
Heston:
Si, ascolti, prenda i soldi, va bene? Per me sarebbe tutto
più facile piuttosto che cercare di essere gentile con lei
per il resto di tutto questo dannato semestre.
Joey:
Aspetti un secondo. Perché dovrebbe essere gentile con me? Perché?
Heston:
Perché come lei ha ribadito l'altro giorno, in realtà qui
non si tratta di me. Sua madre se ne andata, e suo padre...
Joey:
E' enormemente disgustoso?
Heston:
Si, è così, a dire la verità ... secondo quanto dice lei la
maggior parte dei giorni. Lei, d'altra parte, sembra piacere.
Joey:
Si, beh, sono simpatica, simpatica ma povera.
Heston:
50 dollari, 3 volte alla settimana.
Joey: 65,
e aiuterò il suo piccolo angelo a fare i compiti, non che lei
voglia un aiuto da una studentessa che preso "D".
Heston:
Affare fatto.
Joey:
Tenga.
Heston:
Che cosa?
Joey:
I 50 dollari. Nessuna paga per ieri.
Heston:
Uhm, ascolti, non deve farmi alcun favore, Potter.
Joey:
Non lo sto facendo. Lei non capirebbe, ok?
Heston:
Era una cosa tra ragazze o qualcosa del genere?
Joey: No,
una cosa tra esseri umani.
24. ESTERNO. IN UNA SPIAGGIA DI LOS ANGELES - GIORNO
[Dawson sta passeggiando nella spiaggia e trova Todd con una
tavola da surf. Ma Todd non sembra sorpreso di vederlo.]
Todd: Quindi alla fine mi hai trovato? Hai chiamato il Surf Report.
Dawson:
C'erano così tante spiagge in cui
potevi essere.
Todd: Da quanto ho capito dovrò prendere uno di quegli
aggeggi alla 'Men In Black', e deprogrammarti ora che il
nostro lungo sodalizio è finito. E' troppo pericoloso, vero?
Avere così tante informazioni che ti girano attorno, tutti
che aspettano di usarle contro di te?
Dawson:
Sono venuto per scusarmi.
Todd: Per cosa? Per avermi rubato il lavoro? Ascolta,
dopo che tu ieri hai detto loro di no, da maledetto idiota che
sei, loro mi hanno telefonato. Si sono persino scusati, per
quanto sono capaci di farlo.
Dawson:
Allora che succede? Lo rigiriamo qui? Torniamo a Boston? Cosa?
Todd: Mi dispiace, amico. Tu mi hai frainteso. Noi non
faremo nulla. Tu si.
Dawson:
Aspetta un minuto. Questa cosa l'ho gia vissuta. Io non—
Todd: No, cosa? Non trarrai beneficio dal trovarti nel
posto giusto a momento giusto? Ed è così, lo sai. Questo non
significa che andrai in posti oche hai più talento di me.
Voglio dire—
Dawson:
Dio, no. Tu sei ... a mala pena efficiente, ma sei ... il mio
mentore.
Todd:
Cosa, non il maledetto Steven Spielberg?
Dawson:
Beh, lui ... non ha risposto alle mie chiamate.
Todd: Non peggiorare le cose, ok? E ascolta, la prima
cosa che in assoluto devi ricordarti di fare quando sei sul
set è fare una fotografia al volto di Natasha nell'esatto
momento che lei si presenterà al nuovo regista ... perché
questa è una cosa che voglio dannatamente vedere. [Dawson si
mette a ridere] Andiamo.
[I due iniziano a passeggiare insieme lungo la spiaggia.]
[Fine
dell'episodio.]
Traduzione
Dawson's Friends Italia
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