PRESS - sarah michelle gellar    

Intervista rilasciata al sito di cinema di Radio Capital, TrovaCinema.  [20/11/2004]

Sarah Michelle Gellar, dai vampiri agli spiriti giapponesi.
La protagonista di 'The Grudge' è a Torino. Il film nei cinema il 5 gennaio.

E' stata per anni l'ammazzavampiri Buffy in una serie televisiva americana di grande successo. Ora Sarah Michelle Gellar è passata ad occuparsi di spiriti giapponesi nel film The grudge del regista giapponese Takashi Shimizu, campione di incassi in Usa prodotto da Sam Raimi.

L'attrice americana è al Torino film festival per promuovere il film che sarà nei cinema il 5 gennaio distribuito da 01 Distribution.

Karen (Sarah Gellar) è una ragazza americana che studia a Tokyo per diventare assistente sociale. In una casa dove vive un'anziana signora ammalata Karen si ritrova attaccata da misteriosi spiriti, un bambino che la fissa, una donna che si trascina sanguinante. Che cosa è successo in quella casa? Cosa si può fare per interrompere il ciclo di morte?

L'intervista
Com'è stato girare in Giappone rispetto ai set americani?

Ci sono veramente molte differenze. Per esempio in America arrivi quando c'è la tua scena e poi te ne vai, mentre in Giappone stai sul set tutto il giorno aspettando il tuo momento. Devi toglierti le scarpe quando sei sul set ed è così strano vedere tutti questi tecnici in calzini, che sembrano guantini per le dita dei piedi. In Giappone sono un po' più rigidi non permettono che si mangi sul set, ma sono stata molto bene là, ho amato girare il film a Tokyo.

La lingua principale era il giapponese, come comunicavate?
Non è necessario parlare la stessa lingua per comunicare. A gesti o con le espressioni del volto siamo riusciti a farci capire. In America, dal punto di vista linguistico, siamo molto isolati rispetto al resto del mondo perché cambiando Stato trovi sempre persone che parlano inglese e lo dai per scontato. Quando capita invece di essere in un posto come il Giappone dove non c'è nulla di familiare realizzi che puoi stringere contatti più forti perché devi prestare maggiore attenzione alle persone che ti stanno attorno. Una sera abbiamo fatto una cena meravigliosa con i giapponesi senza i traduttori, certo non ci siamo detti molto ma con loro si è creata un'amicizia veramente speciale.

Non ti sei mai sentita come la protagonista del film di Sofia Coppola, 'Lost in translation'?
Sofia Coppola ha fatto un bellissimo lavoro. Capisco tutte le emozioni raccontate nel film ma non le ho provate. Non mi sono mai sentita sola, né così diversa, ma capisco che se non abbracci velocemente quella città, dicendo voglio farne parte, è un luogo che ti può far sentire molto solo. C'è da dire poi che io amo il sushi, amo il cinema orientale e ho studiato molto la loro cultura per non andare semplicemente lì ma per far parte di qualche cosa di culturalmente più specifica.

Conoscevi il film originale?
Ho fatto l'errore di vederlo da sola di notte, ma a me piace molto essere spaventata. I film horror americani rispetto a quelli giapponesi sono meno emotivi, lasciano meno libera l'immaginazione, pensate soltanto che questo film, soprattutto nella versione originale giapponese, parla di violenza domestica sui bambini.

Ti aspettavi il grande successo di questo film?
Se qualcuno mi avesse detto sei mesi fa che il film avrebbe incassato 100 milioni di dollari in 27 giorni o 40 milioni di dollari il giorno d'uscita mi sarei messa a ridere. Credo che ciò che abbia fatto avere tanto successo al film sia la combinazione tra una buona storia, buoni attori, un buon regista. Io amo questi personaggi, donne forte che prendono parte all'azione.

Tu hai iniziato da ragazzina a recitare. Come è stata la tua crescita lavorando per il cinema?
Non si può mai dire se gli attori bambini potranno funzionare come attori da adulti, nel mio caso è perchè io veramente amo il mio lavoro, è sempre stata una mia scelta, i miei genitori non mi hanno mai spinta. Mia madre mi ha sempre considerata una persona prima che un'attrice e mi diceva in continuazione, "la scuola viene prima". Inoltre io ho vissuto a New York e penso che sia molto meglio che crescere a Los Angeles dove non c'è nient'altro che cinema. New York è la capitale finanziaria, capitale della moda, dell'arte, della letteratura. Sono stata grata di non essere stata una bambina attrice a Los Angeles.

A proposito di capitali della moda. Domani sarai a Milano, è previsto anche un po' di shopping? Quali sono i tuoi stilisti preferiti?
Ero disperata perché mi avevano detto che la domenica tutti i negozi sono chiusi e io sarei stata lì nella capitale del mondo della moda con i negozi chiusi, ma per fortuna siamo vicini a Natale quindi troverò qualche boutique aperta.
Io amo i vestiti, come faccio a dire quelli che mi piacciono di più? Allora, gli stilisti italiani mi piacciono quasi tutti però se devo fare dei nomi: Gucci, Prada, Cavalli. In realtà vado d'accordo con tutti.

Chiara Ugolini